Specie endemica del dipartimento diRisaralda in Colombia, nella Cordigliera Occidentale,tra i 500 e 1.500 mt, epifita in foreste ombrose.
A Risaralda vi è un clima caldo umido con il mese di febbraio che ha un minimo di 108 mm di pioggia eun massimo in aprile di 251 mm. Temperature di 19-20°tutto l’ anno.
Coltivarequesta specie assicurando una buona umidità nella parte più ombrosa della serra garantendo la presenza di muschio alla base della pianta. Fiorisce tutto il periodo dell’anno.
Cattleya Hail Storm ‘Coconut Orchids’ (skinneri x bowringiana);
Best In Show Trophy – Red Cattleya
Best in Class Trophy – Orchids – Cluster-type Cattleya Hybrid;
Best in Show Trophy – Orchids – Lavander Cattleya;
Best in Show Trophy – Orchids – Specimen Plant
Gold Medal.
Paph. Michael Koopowitz ‘Krull-Smith’ AM/AOS, Orchid
Grand Champion Orchid,
Gold Medal Winner;
Best in Show Trophy;
Slipper Orchids Best in Class Trophy;
Multi-flowered Paphiopedilum
Best in Show Trophy;
Paphiopedilum Hybrid Krull-Smith Orchids;
Tutte le foto sono realizzate da Ty Tripplett e lo ringraio per avermele inviate.
Cypripedium calceolus, l’orchidea detta anche scarpetta della madonna o scarpetta di venere. Vive in ambienti collinari e fino ai limiti dei boschi in alta montagna, è diffusa in tutta Europa.
E’ specie minacciata dalla indiscriminata raccolta. Rimane impresso nei miei ricordi di quando ero militare in Cadore, dello scempio che faceva il comandante della compagnia raccogliendo mazzetti di queste eccezionali piante.
Raccogliere le orchidee spontanee è severamente vietato e punibile dalla legge.
Le Fioriture di Antonio, una piccola carrellata delle tante fioriture di una grande collezione di specie alquanto rare.
Da Antonio una specie poco nota. Octomeria grandiflora, sin. Octomeria arcuata, O. surinamensis.
Una specie poco nota originaria dell’America Latina
(Colombia, Perù Bolivia, Caraibi dove vive tra i 100 e 2500 mt di altitudine.
Paphiopedilum gratixianum
Specie originaria del Laos e del Vietnam.
Quando la pianta è abbastanza accestita può fiorire in successione dall’autunno all’inverno sempre e naturalmente da nuove vegetazioni.
Dendrobium sulawesii
Oncidium pumilum
Cattleya forbesii
Chondrorhyncha lendyana
Bulbophyllum sp.
Platystele misera.
Il fiore misura 3/4 millimetri, presa all’Eoc Pd da Agroriente Viveros.
Epidendum polyanthum, specie proveniente dal Guatemala.
Eria hyacinthoydes
Pleurothallis nuda “Camani” MB/AIO sin. Pleurothallis hemirhoda
Una bella Mostra da ricordare eravamo ospiti del IX miting dell’A.I.P.C.
(Associazione Italiana Piante Carnivore), tenutosi nei locali e chiostri cinquecenteschi dell’abbazia.
Una Cattleya da collezionare; ve sono una infinità di varietà naturali che fioriscono tutte nel periodo inverno-primavera. Coltivazione in serra preferibilmente in vaso ma se riuscite a dare una buona umidificazione si può coltivare anche in supporto di sughero. Cattleya intermedia f. orlata ‘ALBERTO 2012’ BM(BS)/EOCCE Budapest. Clone eccezionale, sia per la forza che per la robustezza della pianta, si è meritato due riconoscimenti dai Giudici internazionali dell’EOC di Budapest. Debbo ringraziare il Presidente AIO Guido Diana per la preparazione dello stand e la presentazione delle piante al tavolo.
Il nome Phalaenopsis deriva dal greco phalaina (falena) e opsis (aspetto) ed è stato assegnato da Blume nel 1825 . La prima specie Phalaenopsis amabilis è stata però scoperta nel lontano 1750 e descritta da Rumphiuns sotto il nome di Angraecum album e poi da Linneo nel 1753 con il nome di Epidendrum amabile.
Riepilogo per la coltivazione.
Il successo della diffusione commerciale delle Phalaenopsis deriva da più fattori, il principale è la robustezza della pianta e il secondo la facilità e la durata della fioritura.
Come tutte le specie di orchidee anche le Phalaenopsis hanno bisogno di nutrimento per ben prosperare. Appena sfiorita la pianta non va abbandonata a se stessa, ma va rimessa in forza. Un concime bilanciato per orchidee, nella misura di 0,5 gr per litro d’acqua, può essere usato ad ogni annaffiatura, sfatando una falsa credenza, usata anche dai coltivatori, che indica di concimare solo ogni 15 giorni. Se volete invece concimare saltuariamente non eccedete mai oltre 1 gr lt.
Preciso che un somministrazione grossolana del concime produrrà effetti deleteri sulle radici che tenderanno a bruciare ed annerirsi.
Le phalaenopsis oggi in commercio derivano da una moltitudine di specie, che hanno caratteristiche anche assai diverse, alcune fanno numerosi piccoli fiori, altre ne fanno pochi ma grandi, alcune aprono tutti i fiori praticamente in contemporanea, altre invece ne aprono uno alla volta in lenta, lunga, successione, tanto che lo stesso stelo rimane in fiore per tantissimi mesi fino a quasi tutto l’anno. Alcune fanno steli ramificati, altre no. In pratica gli ibridi moderni, soprattutto quelli più colorati sono un grande miscuglio di tutte queste caratteristiche e praticamente non è possibile sapere a priori quale sarà quella predominante della ‘nostra’ pianta. Quindi gli steli potranno ramificarsi oppure no, aprire i fiori i più o meno lenta successione, fare nuovi fiori da steli già sfioriti ecc. Alcune possono avere anche la curiosa caratteristica di fare nuove piantine dagli steli florali. Per questo, se non si taglia lo stelo ancora verde, può succedere che la pianta rifiorisca in tempi molto brevi o addirittura produca per agamia un “keiki” in gergo bambino. Gli steli non nascono in periodi fissi ne in numero fisso, anche se a volte sembrano avere una certa ‘regolarità’ di comportamento. Se una pianta è tenuta in condizioni ideali, può emettere uno stelo in qualsiasi momento dell’anno, anche se ne ha già altri in fiore. Oppure può passare molto tempo prima che faccia un nuovo stelo. Dipende dalle caratteristiche genetiche, dalla ‘bontà’ della coltivazione, dalle condizioni generali della pianta. Solitamente le Phalaenopsis portano circa 4-6 foglie su un corto fusto e ne fanno una o due all’anno (e quindi ne perdono mediamente una o due all’anno ). Capita a volte, non troppo spesso a dir la verità, che facciano delle nuove piante alla base del fusto. Quando saranno sufficientemente sviluppate e con radici proprie lunghe 8-10 cm, potranno essere staccate e rinvasate a parte. In ogni caso tenete presente un detto usato dai coltivatori: a nuova foglia matura corrisponde un nuovo stelo.
Fioritura
Per far fiorire una Phalaenopsis occorre che la pianta subisca uno sbalzo termico di almeno 10° C. Spostate le vostre piante che abbiano una crescita fogliare completa e nuova da una zona con 28° C ad una con 18° C e state certi/e che la vostra Phalaenopsis fiorirà. Fate conto che la vostra pianta finisca in un cosiddetto “frigorifero”. In genere la fioritura avviene in presenza di una nuova foglia maturata completamente, si dice infatti “ a nuova foglia nuovo fiore”. Annaffiature
Anche se vengono solitamente additate come quelle più ‘bisognose’ di acqua, non sfuggono alla regola generale delle orchidee. Prima di annaffiare, aspetta che il composto sia asciutto o almeno quasi asciutto. Una regola generale adottata anche dai coltivatori professionisti è controllare con molta attenzione le radici nei vasi trasparenti, quando qest’ultime da verdi diventano perfettamente bianche ecco, questo è il momento di annaffiare; nell’indecisione il rinvio al giorno dopo è la soluzione proverbiale. Mai lasciare acqua tra le foglie, soprattutto quelle nuove, pena marciumi irreversibili. Si possono invece spruzzare giornalmente le foglie. Illuminazione
Le Phalaenopsis sono tra le orchidee meno esigenti in fatto di luce. Purtroppo ciò non vuol dire che amino particolarmente luoghi bui, anzi, tutt’altro. Il sole diretto però delle ore più calde può provocare ustioni sulle foglie. Tuttavia crescono e fioriscono meglio in condizioni di luce brillante, davanti ad una finestra posta ad est, ad esempio. Mai lasciare acqua tra le foglie, soprattutto quelle nuove, pena marciumi irreversibili. Si possono invece spruzzare giornalmente le foglie.
Rinvasi
In condizioni ideali le phalaenopsis andrebbero comunque rinvasate ogni due-tre anni. Purtroppo molti sono i fattori che entrano in gioco e in certi casi può essere opportuno rinvasare anche ogni anno. In ogni caso rinvasare non appena la pianta da segno di non stare bene; al 90% ci sono problemi alle radici. Preparare della corteccia di pino in pezzi di 1-2 cm, e seguire le “operazion di preparazione del barch” nel capitolo 6 “il Genere Cattleya”. Togliere la pianta dal vaso (meglio se il giorno prima è stata innaffiata) e cercare di togliere tutti i vecchi pezzi di corteccia. Sterilizzare con una fiamma una forbice e tagliare via tutte le radici malate, lasciare solo parti sane; si distinguono facilmente perché sono perfettamente verdi.. Rimettere la pianta in vaso nuovo (o almeno ben lavato, meglio se sterilizzato con candeggina) con il composto nuovo. Non annaffiare per 15-20 giorni, per dare tempo alle radici di cicatrizzare le inevitabili ferite, magari dare qualche leggera spruzzata alle foglie. I periodi migliori per il rinvaso sono la primavera (marzo-maggio) e l’autunno (settembre-ottobre). Se fosse possibile, è ottima la carbonella da mischiare alla corteccia di pino nel composto. Il composto deve essere ben assestato e per questo è utile dare dei colpetti al bordo del vaso.
Temperature per le nostre Phalaenopsis
Prima di introdurre le orchidee Phalaenopsis nella mia serra intermedia esitai, ero preoccupato per la tenuta di queste piante originarie delle zone del Borneo, ove prosperano con temperature calde tutto l’anno, ma mi sbagliavo perché, seppure queste specie prediligono temperature superiori ai 25° C , sopportano facilmente anche i periodi invernali con temperature ben al di sotto della norma. Nella mia serra durante gli inverni molto freddi hanno raggiunto anche gli 8° C senza grandi problemi. Per contro questi sbalzi di temperatura fanno fiorire qualsiasi specie o ibrido che sia.
Parametri utilizzati nelle colture industriali.
Le piante vengono coltivate ad una temperatura di 28° C e 6.500 lux. Quando le piante sono mature, con 7 foglie, passano da 28° di temperatura a 18° C e viene aumenta la luce a 8.000 lux. Una volta fiorite si mantengono ad una temperatura di 20° C invece dei 29° C precedenti
Il genere è stato introdotto da Blume, Bijdr. (1825) comprende 68 specie e 8 ibridi naturali.
Grazie alla grande disponibilità di Dino Zanardo Vicepresidente FIO (Federazione Italiana Orchidee) e di Ezio Carbonere Consigliere FIO e curatore coreografico dell’esposizione, si è riusciti a fare due mostre superlative ed in contemporanea, cose da non credere eppure è successo.
Foto Cappella Maggiore
Foto San Daniele
Ringrazio il Giudice internazionale Stefano Milillo per aver voluto e collaborato intensamente alla realizzazione di questa mostra e Gianmaria Conte, Massimo Morandin, Antonio Camani (consiglieri FIO) e Ivan Diego (Presidente FIO) per la intensa collaborazione e presenza costante.
Tutte le orchidee spontanee italiane sono protette e non si possono ne si devono raccogliere. Se vedete queste magnifiche piante munitevi di macchina fotografica e divertitevi a immortalarle. Se volete condividere le vostre foto sarò onorato di postarle.
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