Archivi categoria: specie botaniche

L’orchidea nera

Maxillaria schunkeana Campacci & Kautsky, Orquidário 7: 136 (1993).

Seppure introdotta recentemente si e’ molto diffusa nelle collezioni velocemente per la fama di essere l’orchidea nera per eccellenza, tanto che e’ difficile anche vederla in fiore senza scrutare tra le foglie.Questa è una delle più piccola specie di questo genere con un fiore dai colori più insoliti. Presenta dei pseudo bulbi fusiformi e cilindrici con due figlie lineari piegate longitudinalmente lungo la nervatura centrale (conduplicate), con un singolo fiore attaccato alla base del pseudo bulbo.

 Habitat naturale: si tratta di un’orchidea endemica dello stato di Espírito Santo, in Brasile, dove cresce in habitat di foresta pluviale atlantica, tra 600 e 700 metri sul livello del mare.

Coltivazione: Va coltivata in piccolo vaso con substrato di corteccia di piccola pezzatura. mantenere tutto l’anno con temperature intermedie e un alto grado di umidità. Irrogare e concimare costantemente con riduzioni in inverno.

Colgo l’occasione per inviare a tutti i visitatori del sito Buone Feste

Genere acampe

Il genere comprende solo otto specie ed è stato creato nel 1853 da Lyndley. Specie tipo: Acampe rigida. Un genere di orchidee della sottofamiglia Epidendroideae (tribù Vandeae sottotribù Aeridinae). Il nome deriva dal greco akampes, che significa rigida  e si riferisce ai piccoli fiori fragili che non hanno flessibilità.

Acampe carinata (Griff.) Panigrahi, Taxon 34: 689 (1985).

Sinonimo acampe papillosa.

Zona di provenienza: India e Himalaya in Hainan

Epifita, camaefita a 600-1000 mt sul livello del mare, in zone soggette a monsoni, ovvero nei mesi dicembre e gennaio precipitazioni assenti e settembre-ottobre, febbaio-marzo scarse.
Specie che può essere coltivata senza difficoltà in serra intermedia,  con condizioni simili alle vanda ma in posizione più riparata, in supporti legnosi e lunghi; fiorisce in novembre-dicembre. I fiori profumati sono molto belli e particolari.

Le altre specie:

Acampe cephalotes

Acampe hulae

Acampe joiceyana

Acampe ochracea

Acampe pachyglossa

Acampe praemorsa

Acampe rigida

Paphiopedilum armeniacum

 

 

paphiopedilum-armeniacum

Paphiopedilum armeniacum S.C.Chen & F.Y.Liu, Acta Botanica Yunnanica 4: 163 (1982).

Origine: China (W. Yunnan) e N. Myanmar. Questa specie è stata descritta da piante raccolte da A.L. Zhang nel 1979 a Bijiang, Provincia di Yunnan, Cina.  Inizialmente, Cribb (Cribb & Tang 1983) ha sollevato la possibilità che il  Paphiopedilum armeniacum potesse essere una variante di colore del Paphiopedilum delenatii. La diversità è stata poi riscontrata perché il Paphiopedilum armeniacum ha dei stoloni piuttosto lunghi, assenti nel Paphiopedilum delenatii.

Specie terricola e litofita ad un’altitudine  di 2000 mt in zone calcaree a medio ombreggiamento.

La Bellezza della pianta è esaltata dalle foglie fortemente marmorizzate di un verde scuro. A differenza di molte orchidee è attraente anche quando  non è in fioritura.

Coltivare in cestelli traforati, visto il portamento con presenza di stoloni. Usare un substrato con presenza di muschio e agriperlite, come per tutti i Paphiopedilum portando la luminosità al 50%.

Genere Rodriguezia

Genere rodriguezia

Sottofamiglia: Epidendroideae, tribù: Maxillarieae, Sottotribù: Oncidiinae.

Il genere e’ composto 51 piccole specie epifite che vivono ad altitudini che variano da 1500 m fino a livello del mare. In tutte le specie, il labello è dello stesso colore dei sepali e petali.

Origine del nome: omaggio al botanico e spagnolo del XVIII secolo Manuel Rodriguez.

Distribuzione: dal sud del Messico del Sud America tropicale, ma soprattutto in Brasile e le piccole Antille.

Specie tipo: Rodriguezia lanceolata, Ruiz & Pavon

rodriguezia

Rodriguezia decora (Lem.) Rchb.f., Bot. Zeitung (Berlin) 10: 771 (1852).

rodruguezia-particolare

La specie è di facile coltivazione, va utilizzato un supporto di forma allungata,  meglio se di canna di bambù,  per la  particolarità della specie di avere un portamento disordinato e allungato . Garantire una buona umidità da marzo a ottobre. Fiorisce in novembre.

Dendrobium cuthbertsonii

Dendrobium cuthbertsonii F.Muell.,  (1888).

cuthbertsoni

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Una spendida esposizione di esemplari
alla mostra di Planegg (Monaco di Baviera) marzo 2014.

Una foto di Gianni Morello.(in basso)

cuthgianni

Cresce epifita in alta quota tra  i  750mt  e i 3500 mt,  in alberi e roccie con presenza di muschio esposta al sole diretto. Per avere una crescita ottimale occorre dare condizioni fresche anche in estate, non tollera eccessive fertilizzazioni.

Da coltivare in vaso o zattera con presenza costante di muschio. Esistono innumerevoli varietà di colore.
La fioritura dura fino a sei mesi.
Di difficile coltivazione.

cuthbersonii

Cymbidium: l’orchidea dell’amicizia

 

 

cymbidium-ensifolium

Cymbidium ensifolium (L.) Sw., Nova Acta Regiae Soc. Sci. Upsal. 6: 77 (1799). Var. Fu Shan. Fioritura settembre 2016

Nel corso della storia cinese il Cymbidium è stato un simbolo di virtuosismo e amicizia ed era noto per la sua eleganza e dolce fragranza sin dal 500 a.c. . Confucio descrisse il Cymbidium asiatico come il “re del profumo”, un termine che ha resistito al tempo ed è ancora in uso oggi. 

Il nome deriva dal greco Cymbid = barca per la forma del labello.

cinby cymbi3
Questo Cymbidium in foto per me ha un valore affettivo particolare. E’ stata la mia prima orchidea, tramandatami dalla mia cara mamma che la coltivava sin dagli anni ottanta, una divisione dopo l’altra e ne creò moltissimi esemplari, lei mi ha passato la passione per queste piante. Io la coltivo da oltre 15 anni, la fioritura avveniva regolarmente ogni anno, nella veranda della mia abitazione precedente. Quando passai alla nuova abitazione la diversa ambientazione, senza veranda e una non attenta coltura per qualche anno ne aveva compromesso lo sviluppo. Dopo otto anni di attesa, riprendendo da un’unica pianta rimasta, ecco arrivare le fioriture. Ne possiedo ora vari esemplari, tra cui uno molto accestito in un ampio vaso, che sta fiorendo un po in ritardo perchè queste orchidee preferiscono i vasi lunghi e stretti, che permettono alle radici di risentire maggiormente dello sbalzo termico. Quest’anno i miei Cymbidium sono rimasti in pieno sole da marzo fino a metà novembre, con un’unica accortezza ombreggiare solo in pieno agosto. La fioritura molto duratura è leggermente variabile, dal verde chiaro al rosa, il colori della foto sono invece quelli standard.
Io tengo queste specie in bark misto a torba, ma mia mamma e anche io le tenevamo tutte solo con torba fino ad un po si anni fa..

Lepanthes telipogoniflora

telypogoniflora

Lepanthes telipogoniflora Schuit. & A.de Wilde, (1996).

Specie endemica del dipartimento di Risaralda in Colombia, nella Cordigliera Occidentale,  tra i 500 e 1.500 mt, epifita in foreste ombrose.

A Risaralda vi è un clima caldo umido con il mese di febbraio che ha  un minimo di 108 mm di pioggia e  un massimo in aprile di 251 mm. Temperature di 19-20°  tutto l’ anno.

  Coltivare  questa specie assicurando una buona umidità nella parte più ombrosa della serra garantendo la presenza di muschio alla base della pianta. Fiorisce tutto il periodo dell’anno. 

Cypripedium calceolus

Cypripedium calceolus, l’orchidea detta anche scarpetta della madonna o scarpetta di venere. Vive in ambienti collinari e fino ai limiti dei boschi in alta montagna, è diffusa in tutta Europa.

E’ specie minacciata dalla indiscriminata raccolta. Rimane impresso nei miei ricordi di quando ero militare in Cadore, dello scempio che faceva il comandante della compagnia raccogliendo mazzetti di queste eccezionali piante.

Raccogliere le orchidee spontanee è severamente vietato e punibile dalla legge.

Foto Alberto Ghedin, Lessinia VR.

Le Fioriture di Antonio Camani

Le Fioriture di Antonio, una piccola carrellata  delle tante fioriture di una grande collezione di specie alquanto rare.

Da Antonio una specie poco nota.
octomeria
Octomeria grandiflora, sin. Octomeria arcuata, O. surinamensis.
Una specie poco nota originaria dell’America Latina
(Colombia, Perù Bolivia, Caraibi dove vive tra i 100 e 2500 mt di altitudine.
gratcam

Paphiopedilum gratixianum
Specie originaria del Laos e del Vietnam.
Quando la pianta è abbastanza accestita può fiorire in successione dall’autunno all’inverno sempre e naturalmente da nuove vegetazioni.

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Dendrobium sulawesii
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Oncidium pumilum

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Cattleya forbesii

cam123

Chondrorhyncha lendyana

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Bulbophyllum sp.

 

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Platystele misera.

Il fiore misura 3/4 millimetri, presa all’Eoc Pd da Agroriente Viveros.

epidsp

Epidendum polyanthum, specie proveniente dal Guatemala.

 

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Eria hyacinthoydes

ple

Pleurothallis nuda “Camani” MB/AIO sin. Pleurothallis hemirhoda

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 Pleurothallis cordata (Ruiz & Pav.) Lindl., Gen. Sp. Orchid. Pl.: 5 (1830).

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Sp.

camani5

Haraella odorata

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Maxillara picta

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Coelogyne finbrata, varietà oculata

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Phalaenopsis bellina, Borneo

camania
Cattleya maxima,”Equadoregna”

camanid
Miltonia regnellii

camanic

Eria javanica

 

 

Le Orchidee del Genere Phalaenopsis

Le  Orchidee  del  Genere Phalaenopsis   ©

di Alberto Ghedin

(Articolo aggiornato al 23 agosto 2016)

Il nome Phalaenopsis deriva dal greco  phalaina (falena) e opsis (aspetto) ed è stato assegnato da Blume nel 1825 . La  prima specie  Phalaenopsis amabilis è stata però  scoperta nel lontano 1750 e descritta da Rumphiuns sotto il nome di Angraecum album e poi da Linneo nel 1753 con il nome di Epidendrum amabile.

Riepilogo per la coltivazione.

Il successo della diffusione commerciale delle Phalaenopsis deriva da più fattori, il principale è la robustezza della pianta e il secondo la facilità e la durata della fioritura.

Come tutte le specie di orchidee anche le Phalaenopsis  hanno bisogno di nutrimento per ben prosperare. Appena sfiorita la pianta non va abbandonata a se stessa, ma va rimessa in forza. Un concime bilanciato per orchidee, nella misura di 0,5 gr per  litro d’acqua, può essere usato ad ogni   annaffiatura,  sfatando una falsa credenza, usata anche dai coltivatori, che indica di concimare solo ogni  15 giorni. Se volete invece concimare saltuariamente non eccedete mai oltre 1 gr lt.

Preciso che un somministrazione  grossolana del concime produrrà effetti deleteri sulle radici che tenderanno a bruciare ed annerirsi.

Le phalaenopsis oggi in commercio derivano da una moltitudine di specie, che hanno caratteristiche anche assai diverse, alcune fanno numerosi piccoli fiori, altre ne fanno pochi ma grandi, alcune aprono tutti i fiori praticamente in contemporanea, altre invece ne aprono uno alla volta in lenta, lunga, successione, tanto che lo stesso stelo rimane in fiore per tantissimi mesi fino a quasi tutto l’anno. Alcune fanno steli ramificati, altre no. In pratica gli ibridi moderni, soprattutto quelli più colorati sono un grande miscuglio di tutte queste caratteristiche e praticamente non è possibile sapere a priori quale sarà quella predominante della ‘nostra’ pianta. Quindi gli steli potranno ramificarsi oppure no, aprire i fiori i più o meno lenta successione, fare nuovi fiori da steli già sfioriti ecc. Alcune possono avere anche la curiosa caratteristica di fare nuove  piantine dagli steli florali. Per questo, se non si taglia lo stelo ancora verde, può succedere che la pianta rifiorisca in tempi molto brevi o addirittura produca per agamia un “keiki” in gergo  bambino. Gli steli non nascono in periodi fissi ne in numero fisso, anche se a volte sembrano avere una certa ‘regolarità’ di comportamento. Se una pianta è tenuta in condizioni ideali, può emettere uno stelo in qualsiasi momento dell’anno, anche se ne ha già altri in fiore. Oppure può passare molto tempo prima che faccia un nuovo stelo. Dipende dalle caratteristiche genetiche, dalla ‘bontà’ della coltivazione, dalle condizioni generali della pianta. Solitamente le Phalaenopsis portano circa 4-6 foglie su un corto fusto e ne fanno una o due all’anno (e quindi ne perdono mediamente una o due all’anno ). Capita a volte, non troppo spesso a dir la verità, che facciano delle nuove piante alla base del fusto. Quando saranno sufficientemente sviluppate e con radici proprie lunghe 8-10 cm, potranno essere staccate e rinvasate a parte. In ogni caso tenete presente un detto usato dai coltivatori: a nuova foglia matura corrisponde un nuovo stelo.

Fioritura

Per far fiorire una Phalaenopsis occorre che la pianta subisca uno sbalzo termico di almeno 10° C. Spostate le vostre piante che abbiano una crescita fogliare completa e nuova da una zona con 28° C  ad una con 18° C e state certi/e che la vostra Phalaenopsis fiorirà. Fate conto che la vostra pianta finisca in un cosiddetto “frigorifero”. In genere la fioritura avviene in presenza di una nuova foglia maturata completamente, si dice infatti “ a nuova foglia nuovo fiore”.
Annaffiature

Anche se vengono solitamente additate come quelle più ‘bisognose’ di acqua, non sfuggono alla regola generale delle orchidee. Prima di annaffiare, aspetta che il composto sia asciutto o almeno quasi asciutto. Una regola generale adottata anche dai coltivatori professionisti è controllare con molta attenzione le radici nei vasi trasparenti, quando qest’ultime da verdi diventano perfettamente bianche ecco, questo è il momento di annaffiare; nell’indecisione il rinvio al giorno dopo è la soluzione proverbiale. Mai lasciare acqua tra le foglie, soprattutto quelle nuove, pena marciumi irreversibili. Si possono invece spruzzare  giornalmente le foglie.
Illuminazione

Le Phalaenopsis sono tra le orchidee meno esigenti in fatto di luce. Purtroppo ciò non vuol dire che amino particolarmente luoghi bui, anzi, tutt’altro.   Il sole diretto però delle ore più calde può provocare ustioni sulle foglie. Tuttavia crescono e fioriscono meglio in condizioni di luce brillante, davanti ad una finestra posta ad est, ad esempio.   Mai lasciare acqua tra le foglie, soprattutto quelle nuove, pena marciumi irreversibili. Si possono invece spruzzare  giornalmente le foglie.

Rinvasi

In condizioni ideali le phalaenopsis andrebbero comunque rinvasate ogni due-tre anni. Purtroppo molti sono i fattori che entrano in gioco e in certi casi può essere opportuno rinvasare anche ogni anno. In ogni caso rinvasare non appena la pianta da segno di non stare bene; al 90% ci sono problemi alle radici. Preparare della corteccia di pino in pezzi di 1-2 cm, e  seguire le “operazion di preparazione del barch” nel capitolo  6 “il Genere Cattleya”. Togliere la pianta dal vaso (meglio se il giorno prima è stata innaffiata) e cercare di togliere tutti i vecchi pezzi di corteccia. Sterilizzare con una fiamma una forbice e tagliare via tutte le radici malate, lasciare solo parti sane; si distinguono facilmente perché sono perfettamente verdi.. Rimettere la pianta in vaso nuovo (o almeno ben lavato, meglio se sterilizzato con candeggina) con il composto nuovo. Non annaffiare per 15-20 giorni, per dare tempo alle radici di cicatrizzare le inevitabili ferite, magari dare qualche leggera spruzzata alle foglie. I periodi migliori per il rinvaso sono la primavera (marzo-maggio) e l’autunno (settembre-ottobre). Se fosse possibile, è ottima la carbonella da mischiare alla corteccia di pino nel composto. Il composto deve essere ben assestato e per questo  è utile dare  dei colpetti al bordo del vaso.

Temperature per le nostre Phalaenopsis
Prima di introdurre le orchidee Phalaenopsis nella mia serra intermedia esitai, ero preoccupato per la tenuta di queste piante originarie delle zone del Borneo, ove prosperano con temperature calde tutto l’anno, ma mi sbagliavo perché, seppure queste specie prediligono  temperature superiori ai 25° C , sopportano facilmente anche i periodi invernali con temperature ben al di sotto della norma.  Nella mia serra  durante  gli inverni molto freddi hanno raggiunto anche gli 8° C senza grandi problemi. Per contro questi sbalzi di temperatura fanno fiorire qualsiasi specie o ibrido che sia.

Parametri utilizzati nelle colture industriali.

Le piante vengono coltivate  ad una temperatura di 28° C  e 6.500 lux. Quando le piante sono mature, con 7 foglie, passano da 28° di temperatura a 18° C  e viene aumenta la luce a 8.000 lux. Una volta fiorite si mantengono ad una temperatura  di 20° C invece  dei 29° C precedenti

Il genere è stato introdotto da Blume, Bijdr. (1825) comprende 68 specie e  8 ibridi naturali.

Phalaenopsis amabilis (L.) Blume,  (1825).

Phalaenopsis amabilis subsp. amabilis.

Phalaenopsis amabilis subsp. moluccana (Schltr.) Christenson,  (2001).

Phalaenopsis amabilis subsp. rosenstromii (F.M.Bailey) Christenson,  (2001).

Phalaenopsis amboinensis J.J.Sm.,  (1911).

Phalaenopsis × amphitrite O’Brien,  (1892).

Phalaenopsis aphrodite Rchb.f.,  (1862).

Phalaenopsis aphrodite subsp. aphrodite.

Phalaenopsis aphrodite subsp. formosana Christenson, (2001).

Phalaenopsis appendiculata Carr,  (1929).

Phalaenopsis bastianii O.Gruss & Roellke,  (1991).

Phalaenopsis bellina (Rchb.f.) Christenson,  (1995).

Phalaenopsis braceana (Hook.f.) Christenson,  (1986).

Phalaenopsis buyssoniana Rchb.f., (1888).

Phalaenopsis celebensis H.R.Sweet,  (1980).

Phalaenopsis chibae T.Yukawa, (1996).

Phalaenopsis cochlearis Holttum,  (1964).

Phalaenopsis corningiana Rchb.f.,  (1879).

Phalaenopsis cornu-cervi (Breda) Blume & Rchb.f.,  (1860).

Phalaenopsis deliciosa Rchb.f., (1854).

Phalaenopsis deliciosa subsp. deliciosa.

Phalaenopsis deliciosa subsp. hookeriana (O.Gruss & Roellke) Christenson,  (2001).

Phalaenopsis doweryensis Garay & Christenson in E.A.Christenson,  (2001).

Phalaenopsis equestris (Schauer) Rchb.f., (1850).

Phalaenopsis fasciata Rchb.f.,  (1882).

Phalaenopsis fimbriata J.J.Sm.,  (1921).

Phalaenopsis floresensis Fowlie,  (1993).

Phalaenopsis fuscata Rchb.f.,  (1874).

Phalaenopsis × gersenii (Teijsm. & Binn.) Rolfe,  (1917).

Phalaenopsis gibbosa H.R.Sweet,  (1970).

Phalaenopsis gigantea J.J.Sm.,  (1909).

Phalaenopsis hieroglyphica (Rchb.f.) H.R.Sweet, (1969).

Phalaenopsis honghenensis F.Y.Liu, (1991).

Phalaenopsis inscriptiosinensis Fowlie,  (1983).

Phalaenopsis × intermedia Lindl.,  (1852).

Phalaenopsis javanica J.J.Sm.,  (1918).

Phalaenopsis kunstleri Hook.f.,  (1890).

Phalaenopsis × leucorrhoda Rchb.f., (1875).

Phalaenopsis lindenii Loher, (1895).

Phalaenopsis lobbii (Rchb.f.) H.R.Sweet,  (1980).

Phalaenopsis lowii Rchb.f.,  (1862).

Phalaenopsis lueddemanniana Rchb.f., (1865).

Phalaenopsis luteola Burb. ex Garay, Christenson & O.Gruss  (2001).

Phalaenopsis maculata Rchb.f.,  (1881).

Phalaenopsis malipoensis Z.J.Liu & S.C.Chen,   (2005).

Phalaenopsis mannii Rchb.f., (1871).

Phalaenopsis mariae Burb.ex R.Warner & H.Williams, (1883).

Phalaenopsis micholitzii Rolfe, (1890).

Phalaenopsis mirabilis (Seidenf.) Schuit.,  (2007).

Phalaenopsis modesta J.J.Sm., (1906).

Phalaenopsis mysorensis C.J.Saldanha,  (1974).

Phalaenopsis pallens (Lindl.) Rchb.f. (1864).

Phalaenopsis parishii Rchb.f., (1865).

Phalaenopsis philippinensis Golamco ex Fowlie & C.Z.Tang,  (1987).

Phalaenopsis pulcherrima (Lindl.) J.J.Sm.,  (1933).

Phalaenopsis pulchra (Rchb.f.) H.R.Sweet, (1968).

Phalaenopsis regnieriana Rchb.f.,  (1887).

Phalaenopsis reichenbachiana Rchb.f. & Sander,  (1882).

Phalaenopsis robinsonii J.J.Sm., (1917).

Phalaenopsis × rolfeana H.R.Sweet, (1969).

Phalaenopsis sanderiana Rchb.f.,  (1882).

Phalaenopsis schilleriana Rchb.f.,  (1860).

Phalaenopsis × singuliflora J.J.Sm., Orchid Rev. 40: 173 (1932).

Phalaenopsis speciosa Rchb.f., (1881).

Phalaenopsis stobartiana Rchb.f.,  (1877).

Phalaenopsis stuartiana Rchb.f., (1881).

Phalaenopsis sumatrana Korth. & Rchb.f., (1860), nom. cons.

Phalaenopsis taenialis (Lindl.) Christenson & Pradhan,  (1985).

Phalaenopsis tetraspis Rchb.f.,  (1870).

Phalaenopsis thailandica O.Gruss & Roeth,  (2009).

Phalaenopsis × valentinii Rchb.f.,  (1883).

Phalaenopsis × veitchiana Rchb.f., (1872).

Phalaenopsis venosa Shim & Fowlie, (1983).

Phalaenopsis violacea H.Witte,  (1861).

Phalaenopsis viridis J.J.Sm.,  (1907).

Phalaenopsis wilsonii Rolfe,  (1909).